Due parole su “Sicilia Archeologia”

Sebastiano
Tusa, archeologo e soprintendente, autore di circa 600 opere tra monografie e
saggi scientifici divulgativi, torna a scrivere con la Sicilia archeologica, saggio edito da Edizioni di Storia e Studi
sociali.

L’autore
riprende nove scritti editi da tempo, di cui il primo autobiografico il quale
introduce agli altri saggi che racchiudono conclusioni, scritti e studi svolti
nel campo della pre- e protostoria siciliana.

Il
saggio autobiografico rivela le origini di una scelta professionale maturata
non senza problematiche esistenziali, con una particolare attenzione alle
vicende di una delle più grandi isole che circondano la Sicilia:l’isola di
Pantelleria.

Segue
un saggio che racchiude la visione della più antica preistoria italiana e
siciliana, contesa tra una identità italica ed una globalità mediterranea,
rappresentate dalla ricerca scientifica
e paleontologica di grandi studiosi quali Luigi Pigorini, Raymond Vaufrey ed immancabilmente, parlando di pre- e
protostoria siciliana, Paolo Orsi.

Il
saggio sul Mediterraneo propone un inquadramento
storico-filosofico-archeologico atto ad evidenziare il sistema eterogeneo di
genti, nature,ambienti ed epoche storiche con i loro stravolgimenti
socio-culturali e politico-economici che hanno sempre coinvolto questo bacino
conferendovi, pur nella coesistenza di anime diverse, un’idea di unitarietà
mediterranea.

Un
testo viene interamente dedicato al ruolo di Paolo Orsi nella preistoria
siciliana, tributo doveroso visto il momento storico trattato. Il neonato stato
unitario aveva scelto Roma come sede degli studi di paleontologia e da qui il giovane
Luigi Pigorini fu chiamato a dirigere e costruire il settore delle scienze
preistoriche, distintosi in tali discipline assunse nel 1876 la titolarità
della cattedra di paleontologia all’Università di Roma; proprio in questo
contesto le strade dei due grandi della paleontologia si incontrarono, quando
nel 1880 Orsi ne seguirà le lezioni sviluppando quella passione per la
paleontologia che farà di lui un punto di riferimento irrinunciabile per gli
studi intorno alla preistoria siciliana e mediterranea. Proficuo e cruciale per
la sua vita fu dunque l’ incontro con Pigorini.

Seguono
due saggi sul campo spinoso della religiosità dei popoli primitivi della
Sicilia, l’uno si concentra sulla “espressività figurativa nella preistoria
siciliana”, l’altro sulla “religiosità delle popolazioni pre-elleniche
siciliane tra il Paleolitico Superiore e l’Età del Bronzo”,argomenti che hanno
diviso intere generazioni di studiosi impegnati nel tentativo di spiegare ciò
che l’archeologia non riesce a comprendere attraverso le sole armi della
comparazione etno-antropologica.

A
seguire un testo che indaga il “popolamento degli ambienti costieri in Sicilia
tra il Mesolitico ed il Neolitico”. Partendo da un assunto iniziale che è dato
dal rapporto mare-uomo nella Sicilia antica, l’autore cerca di cogliere le
evoluzioni di esso nel corso dei millenni e l’aspetto meno ovvio in base al
quale “ talvolta per alcuni popoli dell’isola è come se il mare non ci fosse
stato o fosse stato un elemento del tutto marginale”.Oggetto di studio, a
supporto di tale tesi,è per l’autore la
zona costiera della Sicilia con particolare attenzione alla penisola di San
Vito lo Capo, dove la ricerca archeologica si concentra sulla gigantesca Grotta
dell’Uzzo. Tali indagini hanno
evidenziato la presenza di comunità di cacciatori nelle grotte della suddetta
zona, nonché in quelle delle Isole Egadi, sin dal Paleolitico superiore.”Tali comunità
si svilupparono lentamente fino ad acquisire l’agricoltura e la pastorizia tra
le loro attività primarie”.

L’autore
propone a questo punto un saggio dedicato a quei microcosmi eccezionali per lo
studio dei molteplici modelli di adattamento antropici agli ambienti insulari
quali le Eolie e Pantelleria. Esse costituiscono un ottimo laboratorio di
indagine per gli studiosi relativamente alla ricerca della comune storia e
cultura mediterranea, offrendo anche al grande pubblico la possibilità di
scoprire le radici di una comune civiltà europea mediterranea.

Il saggio conclusivo tratta la problematica relativa
all’insorgere delle varie etnie nella Sicilia pre- e protostorica, ovvero
indaga l’origine storica e culturale del popolo siciliano. L’autore passa in
rassegna i processi etnici attraverso un excursus che vede protagonisti gli
studiosi Paolo Orsi, Bernabò Brea e Bietti Sestieri, al fine di scorgere il
delinearsi di profili etnici, seppure dai contorni sfumati, attraverso le
evidenze archeologiche. L’autore ritiene che il carattere distintivo della
Sicilia sia proprio il sincretismo antropologico “data la notevole ricchezza di
strati, sostrati e parastrati popolazionali
che questa terra di spiccata e squisita accoglienza ha nei millenni
accumulato dimostrando di non essere un’isola, ma un arcipelago di culture,
religioni, popoli e tradizioni”.