Due parole su “Archeologia degli Iblei” di Massimo Frasca

Negli scaffali del Bookshop del Monastero potete trovare il libro di Massimo Frasca “Archeologia degli Iblei” che verrà presentato venerdì 12 febbraio presso il Coro di Notte del Monastero alle ore 17:30.

L’Autore esamina i processi di
trasformazione che si colgono nella società indigena tra la prima e la seconda
età del Ferro (VIII-VI secolo a.C ) nell’area dell’altopiano ibleo, area
geograficamente e culturalmente ben delineata grazie alle indagini condotte da
Paolo Orsi tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento.
L’assetto sociale, politico, economico e territoriale delle comunità indigene
della prima età del Ferro subisce profondi mutamenti con l’arrivo dei Greci
che, a partire dal 733 a.C si insediano
lungo le coste orientali e meridionali della Sicilia. La rassegna
particolareggiata dei dati archeologici restituiti soprattutto dalle necropoli
ed in parte anche dagli abitati di Monte Finocchito, Modica-Via Polara, Ragusa, Monte Casasia e Castiglione,
consente all’Autore di cogliere i cambiamenti ed i processi innescati nelle
comunità indgene, che vivevano su alture naturalmente difese in piccoli
villaggi sparsi, dall’ arrivo dei colonizzatori greci sulla costa (fondazioni
di Siracusa, Eloro, Maestro e Camarina) e nell’interno (colonie siracusane di
Acre e Casmene). Tra la fine dell’ VIII e il VII sec. a.C., infatti, la
presenza greca determina l’abbandono dei piccoli villaggi a favore della
nascita di centri ubicati sulle alture dominanti il corso dei grandi fiumi,
Marcellino, Tellaro, Irminio, Dirillo e Ippari, che costituiscono le principali
vie di comunicazione tra la costa e l’entroterra.

Sin dall’introduzione al volume
è chiaramente palesata l’area prescelta dall’Autore per il suo lavoro:
l’altopiano Ibleo «per laricchezza della documentazione e per le
caratteristiche fisiche» che ne fanno un territorio ben definito e
profondamente indagato negli anni. Dopo una descrizione geografica e
morfologica dei luoghi vengono enunciate le metodologie con cui si svolge la
ricerca: all’analisi dei dati provenienti dalla ricerca archeologica si
affiancherà l’analisi dei dati letterari laddove fosse necessario, alla
rilevante documentazione archeologica relativa all’età del Bronzo medio e
finale si contrappone invece la carente evidenza archeologica relativa alla
prima età del Ferro, così da portare l’Autore ad avvalersi di ampia
documentazione per chiarire i rapporti intercorsi tra gli indigeni dell’età del
Ferro e i Greci.

Massimo Frasca, laureato in
Lettere Classiche con una tesi sulla necropoli di Monte Finocchito,
specializzato in Archeologia Classica presso l’Università di Catania, nel 1974,
ha vinto una delle borse di Perfezionamento
bandite dalla Scuola Archeologica di Atene e ha seguito le attività
della Scuola in Grecia ed in Turchia, partecipando allo scavo di
Iasos.Ricercatore confermato dal 1981 al 2000, ha insegnato presso l’Università
della Calabria e di Agrigento.

Attualmente professore di Archeologia della Magna Grecia e Sicilia
presso l’Università di Catania, ha conseguito l’abilitazione a professore
ordinario di Archeologia Classica. Dal 2005 è Direttore della Scuola di
Specializzazione in Archeologia Classica (ora scuola di Specializzazione in
Beni archeologici) dell’Università di Catania. Ha diretto numerosi scavi in
Sicilia ed in Italia meridionale ed è stato componente delle missioni
archeologiche di Prinias (Grecia) e Iasos (Turchia). Dal 1987 fa parte della
Missione archeologica italiana che opera a Kyme Eolica in Turchia, dove dirige
gli scavi sulla Collina Sud. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche.
Tra i principali temi di ricerca è lo studio della topografia e delle
produzioni artigianali delle città greche e delle loro relazioni con le
popolazioni indigene.