“La gentilezza e la rabbia. 105 lettere di Giancarlo De Carlo”: presentazione del libro

Giovedì
13 aprile alle ore 17:300 presso il Giardino dei Novizi
(in caso di condizioni
climatiche avverse l’incontro si svolgerà nel Bookshop del Monastero) del
Monastero dei Benedettini si terrà la presentazione del libro “La gentilezza e
la rabbia. 105 lettere di Giancarlo De Carlo sul recupero del Monastero di san
Nicola l’Arena” a cura di Antonino Leonardi e Claudia Cantale, pubblicato da 
Editoriale Agorà. La presentazione
rientra nella rassegna, dedicata al 40° anno dalla donazione del Monastero
all’Università, “Le pagine e la fabbrica. Incontri sui libri e il patrimonio culturale”.

Il
libro è uno dei progetti editoriali e culturali che il geometra Antonino
Leonardi, noto a molti per aver condotto con forza e lucidità il restauro del
Monastero insieme a Giancarlo De Carlo e Giuseppe Giarrizzo, è riuscito a portare a termine prima del 25
novembre 2016, data della sua scomparsa
. Il progetto editoriale, protrattosi
per lungo tempo, raccoglie due decenni e mezzo di lettere che l’architetto De
Carlo inviava al geometra sul restauro del Monastero destinato ad accogliere la
sede della Facoltà di Lettere e Filosofia. Le lettere costituiscono un
importante documento su cosa è stato fatto e cosa ancora resta da fare per i
Benedettini, un documento per comprendere le modalità con cui si è proceduto e
perché sono state compiute alcune scelte che hanno determinato l’assetto
attuale dell’ex convento. Ma non solo. Il corpus di 105 lettere ricostruisce
anche la nascita di un legame tra due uomini che hanno speso la loro vita per
l’architettura, vivendo fino all’ultimo dei loro giorni con la voglia di
progettare, di creare altri mondi e futuri possibili. Un intreccio di rapporti
umani nati a seguito di un lavoro durato oltre un quarto di secolo che ha visto
il coinvolgimento di centinaia di professionisti, di giovani archeologi,
architetti, ingegneri che insieme a scalpellini, muratori e posatori hanno
condiviso gioie e dolori di un cantiere tanto complesso come quello
benedettino. Le lettere tracciano la personalità di De Carlo, delineandola come
ispirata e determinata. Commentate dal Geometra Leonardi attraverso le
interviste di Claudia Cantale, le lettere costituiscono un avanzamento per chi
si occupa di comprendere cosa sia accaduto a Catania tra gli anni ’80 del secolo
scorso e i primi anni del 2000, ponendo nuove domande su tematiche che
riguardano l’architettura, il riuso dei beni pubblici, l’urbanistica e il ruolo
dell’Università .

Il
libro si completa di alcune fotografie e schizzi dell’archivio del Museo della
Fabbrica e del Geometra Leonardi e due appendici, una riguardante due
significative soluzioni decarliane del Giardino dei Novizi e dell’ingresso del
Monastero e l’altra relativa alla ricostruzione degli interventi tramite i “numeri del
Monastero”.

La
genesi del libro è stata caratterizzata da un confronto tra generazioni che
hanno vissuto l’esperienza benedettini come luogo di formazione professionale e
personale: da una parte un bagaglio di esperienze fatte sul campo e attraverso
lo studio dei problemi dell’architettura in una vita che si allunga energicamente
fino agli 80 anni del Geometra Leonardi, e dall’altra la partecipazione nella
gestione dei beni culturali attraverso la ricerca e la sperimentazione di
modelli innovativi di Claudia Cantale, dottoranda di ricerca e socio fondatore
di Officine Culturali. Questa pubblicazione costituisce, infine, un passaggio
di testimone da chi ha permesso al Monastero di avere una seconda vita a chi
dovrà garantirne la cura, la valorizzazione, la fruizione, consegnando questo
immenso patrimonio di idee alle generazioni future.

Alla
presentazione insieme alla curatrice, Claudia Cantale, saranno presenti
Giancarlo Magnano San Lio, Prorettore Dell’università Degli Studi Di Catania;
Maria Caterina Paino, Direttore Del Dipartimento Di Scienze Umanistiche;
Federica Maria Chiara Santagati, Docente Di Museologia presso il DISUM, Carmelo
Russo, ingegnere di Ellenia+3, Francesco Mannino, Presidente Di Officine
Culturali e Pamela Toscano, attrice, sceneggiatrice e regista.




Biografia
Giancarlo De Carlo

Giancarlo
De Carlo nasce a Genova il 12 dicembre del 1919. Consegue
la laurea in Ingegneria nel 1942 al Politecnico di Milano dove entra in
contatto con Giuseppe Pagano, diventandone un amico fidato, tanto da fondare
insieme le Brigate Matteotti. Stimolato dall’ambiente politico che si
caratterizzava prevalentemente per la presenza di architetti, fa propria la
volontà di proseguire con gli studi in architettura, ma nel ’43 però, perso
ufficialmente lo status di studente,
fu chiamato ad imbarcarsi con mansioni tecniche su una nave d’appoggio alle
operazioni belliche e trasferito in Grecia. Continua così la sua duplice
esistenza come antifascista e militare al tempo stesso. Trasferito nuovamente a
Milano chiede e ottiene l’ammissione all’ultimo anno di Ingegneria civile,
ottenendo in seguito il trasferimento in Architettura.

Dopo
la guerra, il suo impegno politico prosegue avvicinandosi all’ambiente
anarchico. Prosegue anche con gli studi: trasferitosi, insieme a Ignazio
Gardella, allo IUAV conseguirà la laurea nel 1949. L’avvio della sua carriera
da architetto coincide con la nascita del cosiddetto Piano Fanfani. Grazie al
periodo di particolare vivacità edilizia dovuto proprio alla legge n. 43 Provvedimenti
per incrementare l’occupazione operaia
, De Carlo inizia a trattare il tema
della casa, progettando e seguendo lavori di realizzazione di appartamenti
nell’ambito dell’INA Casa a Milano.

Gli
anni a seguire sono caratterizzati dal nascere e consolidarsi di grandi
amicizie che influenzeranno le sue scelte di architetto e la sua produzione
intellettuale. Il gruppo degli “amici di Bocca di Magra” erano giovani
intellettuali di differente provenienza che avevano condiviso il dramma della
guerra e le esperienze nelle fila della Resistenza: De Carlo e la compagna
trascorsero così gli anni più allegri con Elio Vittorini, Italo Calvino,
Vittorio Sereni, Giovanni Pintori, Giulio Einaudi, Marguerite Duras, Franco
Fortini e Albe e Lica Steiner.

Negli
anni ’50 inizia anche la lunga amicizia con Carlo Bo, Rettore della libera
Università di Urbino: De Carlo trovò nel tessuto urbinate il terreno fertile in
cui sperimentare la sua professione di architetto e urbanista. Iniziò con la
ristrutturazione della sede dell’Università (1952) fino alla stesura dei piani
regolatori e gli interventi di “riuso” di alcuni palazzi storici come sedi
universitarie. Della bella città marchigiana De Carlo diventerà cittadino
onorario nel 1989.

Neglia
anni ’50 è pubblicista per la redazione della rivista “Casabella Continuità”
diretta da Ernesto Nathan Rogers. Nel 1959 in seno al 10° CIAM (Congrès
Internationaux d’Architecture Moderne
) di Dubrovnik fonda il TEAM X insieme a Jacob B.
Bakema, Georges Candilis, Aldo van Eyck,
Alison e Peter Smithson e Shadrach Woods, come reazione alla rottura con
i maestri dell’architettura quali Le Corbusier, Rogers, Gropius ecc.

A
questo periodo risale anche l’inizio della sua esperienza di docente
universitario presso lo IUAV di Venezia, la scuola di architettura voluta dal
siciliano Giuseppe Samonà e luogo dove De Carlo entra in contatto anche con
Franco Albini, Carlo Scarpa, Giovanni Astengo, Bruno Zevi. Gli anni Sessanta si
caratterizzano anche per i suoi viaggi negli Stati Uniti, dove insegnerà a
Yale, al MIT, all’UCLA e al Cornell. L’incontro con la cultura nordamericana di
quegli anni, che risentiva delle conseguenze della guerra in Vietnam, con la
rivolta dei giovani, la nascita della pop-art e della musica rock, oltre che
dell’avvento dell’architettura anti-Bauhaus, avrà una notevole influenza su di
lui (Mioni, Occhialini 1995).

A
seguito del suo dissenso con l’ambiente accademico, De Carlo fonda
l’International Laboratory of architecture and urban design (ILAUD), attivo
sotto la sua direzione dal 1976 al 2003 in cui «[…] l’idea è (nda) che architettura e urbanistica
sono parti dello stesso problema […] e che la loro interdipendenza è tale che
nessuna azione può essere concepita in una delle due senza la coscienza della
sua reciprocità con l’altra». Gli stessi temi vengono affrontati e diffusi
dalla rivista “Spazio e Società”, che GDC fonda e dirige dal 1978 fino al 2002.

Nel
1979 il Comune di Palermo incarica De Carlo, insieme a Giuseppe Samonà e
Annamaria Sciarra – Borzì e Umberto di Cristina, per la realizzazione del «Piano programma del centro storico»
che non vedrà mai la sua realizzazione. I lavori vengono chiusi nel 1982.
Questa esperienza sarà narrata in “Progetto Kalhesa”, scritto sotto lo
pseudonimo Gimdalcha Ismé, dove De Carlo racconta l’ambiente politico e culturale
palermitano di quegli anni.

Negli stessi anni Giuseppe Giarrizzo e il
rettore Gaspare Rodolico lo chiameranno
a Catania per “convertire” il Monastero dei Benedettini in sede universitaria.

Di
fondamentale importanza per comprendere la “poetica” sottesa nei suoi progetti
sono i due esempi di edilizia residenziale: il famoso quartiere Matteotti di
Terni (1970 – 1975) con le case per gli operai, e il quartiere di case ICAP –
Istituto Autonomo Case Popolari- di Mazzorbo nella laguna di Venezia (1980-97).
In entrambi i casi De Carlo pone in essere i principi teorizzati della cosiddetta
progettazione partecipata di Terni e Mazzorbo

Tra
i vari riconoscimenti internazionali che De Carlo ha ricevuto nell’arco della
sua lunga carriera ritroviamo: il premio Sir Patrick Abercrombie, della Unione
internazionale degli architetti, per l’urbanistica e lo sviluppo territoriale
(1967); il premio Wolf (1988); la Médaille de l’urbanisme della Fondation de
l’Académie d’architecture di Parigi (1992); la prestigiosissima Royal Gold
medal dalla Regina d’Inghilterra (1993), su proposta del Royal Institute of
British architects (RIBA); il premio Sir Robert Matthew, della Unione
internazionale degli architetti, per il miglioramento della qualità degli
insediamenti umani (1996); la medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte
della Repubblica italiana (2004).
Giancarlo
De Carlo muore il 4 giugno del 2005 a Milano.

Biografie
dei Curatori

Antonino
Leonardi
(Catania, 1937 – 2016). Pensionato. Due figli. Quattro nipoti.
Quarantaquattro anni trascorsi ad occuparsi di problemi edilizi dell’Università
di Catania. Si ritiene fortunato per avere avuto l’occasione di lavorare con
gli architetti Luigi Piccinato Daniele Calabi e Giancarlo De Carlo; con
quest’ultimo, per 25 anni, ha collaborato a recupero del Monastero dei
benedettini di San Nicolò l’Arena. Negli ultimi anni ha raccontato alcuni pezzi
di questa storia nelle riviste “Agorà”, “Asso”, “L’architettura cronaca e
storia”, nei libri Parole del Rettore,
la Cucina e il suo ventre e a Tavola con Dusmet. Ha curato con
Francesco Mannino Fonti di Pietra scritti di Giuseppe Giarrizzo sul monastero
dei benedettini.
Ora dedica il suo tempo al riordino dell’archivio degli
atti prodotti per il recupero del monastero. Ma
non ha fatto solo questo.

Claudia
Cantale
(Catania, 1985). Dottoranda di Ricerca in Studi sul Patrimonio
Culturale al Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di
Catania. Dal 2015 è Cultore di materia per la cattedra in Sociologia dei
processi culturali e comunicativi e Sociologia dei media digitali, del
professore Davide Bennato. Si occupa di studiare e applicare le opportunità
fornite dalle nuove tecnologie per la diffusione e democratizzazione della
conoscenza. Digital Humanities è il
suo tema di ricerca.

È socio
fondatore di Officine Culturali, associazione che si occupa di educazione al
Patrimonio Culturale attraverso molteplici forme. Da diversi anni è Communication Supervisor per
l’associazione e per il Monastero dei Benedettini, l’Orto Botanico e il Museo
di Archeologia dell’Università di Catania e della Chiesa di San Benedetto.